domenica delle palme

AFORISMI DEL SIGNORE

giovedì 1 gennaio 2015

"MARIA,CUSTODIVA TUTTE QUESTE COSE,MEDITANDOLE NEL SUO CUORE" 1 GENNAIO MARIA SS. MADRE DI DIO Solennità LETTURE: Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

Liturgia della Parola


Giovedi'




1 GENNAIO 2015





1 GENNAIO
MARIA SS. MADRE DI DIO 

Solennità


  
LETTURE: 


Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

Antifona d'ingresso   
Salve, Madre santa: 
tu hai dato alla luce il Re
che governa il cielo e la terra 
per i secoli in eterno.
 





COLLETTA
Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi, donaci il tuo Spirito, perché tutta la nostra vita nel segno della tua benedizione si renda disponibile ad accogliere il tuo dono.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.






LITURGIA DELLA PAROLA




 
 


PRIMA LETTURA

 Nm 6,22-27  
Essi invocheranno il mio Nome, e io li benedirò.
 
Dal libro dei Numeri
 
 
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

  C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.


SALMO RESPONSORIALE

Dal Salmo 66

Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.



SECONDA LETTURA     Gal 4,4-7
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.
 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.


  C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.  



ACCLAMAZIONE AL VANGELO
  Cf Eb 1,1.2

Alleluia, alleluia.
Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti, 
ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio. 

Alleluia. 





PROCLAMAZIONE DEL VANGELO






 VANGELO 




 Lc 2,16-21
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
 

Dal vangelo secondo Luca



In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

   

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.



«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.»



COMMENTO

ALLA PAROLA DI DIO




1. Il mistero che oggi la Chiesa celebra è la divina maternità di Maria, nella quale sono stati donati all’uomo i beni della salvezza eterna.
Avendo Maria concepito e generato nella nostra natura e condizione umana la persona del Verbo divino, Ella è da ritenersi in senso vero e proprio Madre di Dio. E’ stata posta, per un disegno di Dio, in una relazione unica con una persona divina: la relazione di maternità.

E la Chiesa nella prima lettura ci fa vivere questo mistero in una dimensione molto umana e suggestiva. La nascita di ogni bambino è sempre un “inizio” pieno di speranza. Il Bambino nato da Maria è un “inizio assoluto”. E’ l’introduzione della speranza perché dà inizio alla nuova creazione. E’ l’atto con cui Dio ci benedice: «ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo». Dio benedice nuovamente la sua creazione; la protegge; fa brillare il suo volto su di noi e ci concede la pace. Non a caso, il computo degli anni è compiuto “a partu Verginis”. Da questo punto ha inizio ogni anno, così che ogni anno è Annus Domini.

2. Tutto questo – ci insegna S. Paolo nella seconda lettura – ha una grande rilevanza sui rapporti fra le persone umane. Il figlio di Dio nasce da donna «per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli».
Due conseguenze ha avuto la nascita di Gesù: il riscatto della nostra schiavitù [«e quindi non sei più schiavo»]; l’adozione a figli. E’ la grande trasformazione da schiavi a figli, e quindi fratelli. E’ questo il grande tema del Messaggio del S. Padre nella Giornata mondiale per la Pace.

Quando S. Paolo scriveva sotto divina ispirazione le parole che stiamo meditando, esse avevano un significato più facilmente comprensibile ai suoi lettori, che a noi.
Nelle case, nelle famiglie la condizione dello schiavo era giuridicamente assai diversa da quella del figlio: mancava l’uguaglianza nella dignità e quindi nei diritti umani.
Qualcuno quindi potrebbe pensare che, vivendo in condizioni diverse, anche le parole di Paolo hanno perso ogni attualità. Non è così. Ed il S. Padre nel suo Messaggio elenca tutte le forme di vera e propria schiavitù ancora oggi vigenti nel mondo. Anziché ripetere l’elenco, vorrei condurvi al pensiero fondamentale che guida tutta la riflessione del Papa.

Le nostre comunità possono essere costruite e vissute secondo due modelli fondamentali, di cui l’uno finisce sempre in misura più o meno ampia per dominare sull’altro. Il primo è basato sulla convinzione che “nessuno può fare un passo al di fuori di se stesso”. Siamo individui separati per natura gli uni dagli altri, e quindi prima o poi concorrenti e nemici, tesi a dominare – ecco la schiavitù – gli uni sugli altri.
Il secondo è basato sulla convinzione che ogni uomo è prossimo di ogni uomo. La prossimità significa che ciascuno è in possesso dell’umanità, come lo è ogni altro uomo. La dignità che è propria di ciascuno in quanto persona, è propria di ogni uomo. E’ a questo livello che scopriamo la causa più profonda di ogni forma di schiavitù: nel misconoscere e nel trascurare la partecipazione alla stessa umanità come fonte della più profonda prossimità.

Ma la parola di Dio ci pone una domanda più forte: è possibile una prossimità e dunque una fraternità senza la coscienza di una comune figliazione? Il vero passaggio dalla schiavitù alla fraternità avviene mediante la figliazione: nessuno è schiavo di un altro, perché ciascuno è figlio dello stesso Padre.

Cari fedeli, può essere che queste considerazioni vi appaiano lontane dalla realtà quotidiana. Non è così. In fondo, Gesù ha riassunto tutta la Legge e i Profeti al seguente sistema di riferimento fondamentale: «amerai il prossimo tuo come te stesso». E «non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il padre vostro, che è nei cieli» [Mt 23, 9].







Card.Carlo Caffarra
Arcivescovo di Bologna





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